[vc_column_text pb_margin_bottom=”no” pb_border_bottom=”no” width=”2/3″ el_position=”first”]
Ci sono siti archeologici che hanno un fascino particolare, per le sorprendenti soluzioni architettoniche adottate, per le tecniche di costruzione anacronistiche, per la difficoltà di stabilirne la datazione, per la destinazione d’uso misterica, per la singolarità delle energie scaturite.
Le ricerche e gli studi per conto dell’Aeteres mi hanno, quindi, spinto alla visita del complesso di Antequera (Fig.1) a nord di Malaga, in Spagna e anche a Ronda.
Il complesso dolmenico di de Menga y Viera (Fig.2-3) e di el Romeral (Fig.4) ha tutte queste caratteristiche: architettura particolare con orientamento anomalo, tecniche di costruzione improbabili per l’epoca ed il contesto, una datazione approssimativa (età del rame? 4500 a.C.?), aspetto energetico impressionante, utilizzo ancora non definito unanimemente dagli archeologi (funzione sepolcrale, templi e spazi rituali per eseguire cerimonie propiziatorie per la fertilità e cura, depositi di identità culturale).
Il dolmen de Menga (Fig.5) dal punto di vista energetico è il più interessante dei tre siti. L’orientamento è a nord-est e non è dei più ortodossi per il contesto culturale, tuttavia il nord-est, oltre a corrispondere al sorgere del sole nel solstizio di estate, è caro a molte civiltà (come quella vedica ed etrusca) in quanto, nella geometria sacra , costituisce l’entrata della energia vitale. Inoltre, va certamente considerato un terzo elemento simbolico: il dromos (corridoio) che è perfettamente allineato verso la Pena de los Enamorados (Fig.6), un picco roccioso che ricorda la forma di un volto di donna dormiente, un omaggio alla Grande Madre.
La costruzione è imponente: enormi lastre megalitiche interrate costituiscono un dromos di 27,50 metri , che rappresenta il raggio del tumulo nel cui centro esatto, si trova un pozzo perfettamente circolare di 1,50 metri di diametro, profondo 19,50 metri (Fig.7), che incontra una falda acquifera (Fig.8). Anche questo elemento, non coerente al contesto, è invece assai utilizzato da altre civiltà (gli etruschi per esempio). Apparentemente a sorreggere le megalitiche e pesantissime 5 lastre del tetto (Fig.9) ci sono 3 menhir centrali, ma unanalisi più attenta ci lascia perplessi sull’ipotizzato ruolo di colonne portanti, perché la disposizione non sembra architettonicamente corretta e funzionale. I tre menhir, inoltre, sprigionano energia di qualità ed intensità differente, al punto da farci pensare, più a dei catalizzatori ed amplificatori di energia acqua e tellurica estratta dal sottosuolo, che a dei pilastri di sostegno della copertura. Le enormi lastre laterali, non appartenenti alla camera del pozzo (Fig.10) né a quella dellingresso, sono sette per lato (Fig.11), numero sacro presente in molte soluzioni architettoniche religiose (Tomba dei Giganti e templi mitraici, per esempio).
Dal punto di vista energetico il luogo, complessivamente, sviluppa energia acqua e tellurica non uniforme in tutta la lunghezza del sito, ma che sembra aumentare con l’approssimarsi al pozzo, centro della macchina.
Vicino al dolmen el Menga, si erge il tumulo di Veira (Fig.12) di 44 metri di diametro, orientato ad est e senza particolari caratteristiche energetiche. Il sito non ci lascia molti dubbi sulla funzione sepolcrale, ma la particolare vicinanza al complesso sacro sembra ipotizzare l’appartenenza della tomba ad un membro molto importante delle varie comunità del luogo. Parliamo di varie comunità, perché in quest’area molto ampia, comprendente anche il complesso del El Torcal (Fig.13-14-15), non si sono trovati centri abitativi importanti, e questo implica che per costruire un complesso sacro così imponente fosse necessaria la collaborazione di molte comunità della zona, che quanto meno condividessero gli stessi codici religiosi.
A 4 km si erge il tholos del Romeral (Fig.16), distante dagli altri due, ma sicuramente appartenente alla stessa geografia. Qui si manifesta una terza soluzione architettonica e costruttiva che gli archeologi definiscono come: tipica sepoltura a falsa cupola (Fig.17). Ma c’è un elemento che spiazza la comunità scientifica: l’orientamento è a sud-sud-ovest, unico in tutta la penisola iberica ed aggiungerei estremamente inconsueto anche per quasi tutte le civiltà dell’epoca, a meno che lo scopo dell’orientamento non sia sfruttare una Ley Line. Ed infatti, in entrata al tumulo si ascolta la suddetta realtà energetica e che va a culminare in una prima camera circolare di 5,20 mt con tetto a cupola di 3,75 mt (Fig.18), che manifesta un eccezionale capacità amplificatrice di energia, dove si avverte distintamente una forte ionizzazione dell’aria ed un abbassamento della temperatura. Una brezza circolare avvolge il centro del tholos e facilita la respirazione e l’attività di molte funzioni biologiche.
Esiste una seconda camera circolare (Fig.19) di diametro e altezza minore che si presenta sul prolungamento del dromos intervallato da un passaggio di compensazione, ma al momento della visita l’entrata è interdetta anche se la visibilità è aiutata da uno specchio posto sul fondo della sala, che ci consente di ammirare l’identica architettura applicata alla prima camera. Da un ascolto approssimativo sembrerebbe che questa camera abbia peculiarità energetiche diverse da quella più grande, che suggeriscono l’ipotesi di un luogo di sosta più prolungata da parte degli usufruitori, ipotesi che sembrerebbe confermata anche dal sedile in pietra posto sul fondo.
In sintesi il complesso di Antequera merita in assoluto una visita per chi è alla ricerca di energie antiche e di enigmatici siti megalitici.
[/vc_column_text] [vc_column_text pb_margin_bottom=”no” pb_border_bottom=”no” width=”1/3″ el_position=”last”]
[/vc_column_text]