UNA PICCOLA CHARTRES A TARQUINIA

Una piccola Chartres a Tarquinia

Ci sono delle chiese che continuano a mantenere una antica “magia”, è raro che queste sopravvivano alle numerosissime rielaborazioni, ristrutturazioni, violente sostituzioni di stili, recuperi, restauri maldestri, senza contare delle molteplici manie e megalomanie del singolo personaggio che ha inteso lasciare in ogni epoca la propria impronta non curante “di ciò che è scritto” nella pietra e nel luogo.

Per cui spesso ci imbattiamo in potenziali Opere architettoniche dall’alto potere energetico, ma trasfigurate al punto da conservarne solo un debole “ricordo” del loro originario “essere”.

Poi si “capita” a Tarquinia, insieme ad un gruppo di simpatici amici, fra cui Renata Garutti, appassionata di archeologia preistorica ed esperta in labirinti e Fabrizio Nencioni, ricercatore radioestesista, e si “subisce” il fascino di questa città, dove l’antico periodo etrusco, il medio evo e il XXI secolo convivono senza grosse lacerazioni. E sempre per caso ci si imbatte in una chiesa come quella di Santa Maria in Castello (foto 1) dove si scopre di non essere entrati in un normale luogo di culto, ma una vera e propria miniera di informazioni, simboli e messaggi che passano dall’energia della Madre Terra, alla conoscenza dei “costruttori” (foto 2) agli allineamenti astronomici e alla sovrapposizione “indolore” di culti.

Una chiesa che ha subito molte rielaborazioni architettoniche effettuate nei vari periodi storici, ma forse molto poche quelle traumatiche, al punto da farsi ancora “leggere”.

La chiesa di stile romanico è di enormi dimensioni, edificata nel 1121 (un periodo storico particolare per gli edifici di culto) sorge su un luogo dedicato alla Madonna di qualche decennio prima, a sua volta eretto su un antico castrum romano, insediato su sito etrusco (foto 3). Mentre sappiamo delle funzioni di fortificazione romana, si è persa traccia della destinazione d’uso etrusca.

foto 1,2,3,4

Se dovessimo basarci sull’ascolto delle energie del luogo e la decisione assunta di costruire la più grande chiesa della zona dedicata alla Madonna proprio lì, forse arriveremo a ipotizzare senza eccessi di fantasia che gli etruschi avessero “scelto” quel posto come luogo di culto.

Nel 1207 viene consacrata, e da quel momento assume un’importanza per tutta la zona. Stranamente balza all’occhio un orientamento astronomico anomalo, dico stranamente perché la torre che si erge davanti alla facciata dovrebbe per forza di cose disegnare un ombra a quest’ora, ma così non è. La facciata è orientata ad est, ma per essere più precisi est sud est, mentre ci si aspetterebbe l’abside da questo lato. Stranamente la facciata non presenta rosone, ma un apertura in alto un po’ misera per un edificio dai circa 45 metri di lunghezza (foto 4). Ma poi si entra, e il gomitolo dei messaggi che rilascia il luogo si dipana rotolando, la navata è adagiata su una ley line e al centro si disegna una croce (foto 5) che evidenzia una trasversale con un rosone a sud/ovest (foto 6)che illumina un particolare rosone a quadrifoglio (i quattro elementi?) a nord/est che sormonta il volto scolpito di un dio (??) barbuto (Giano?) (foto 7) la cosa non è che si aggiusta di molto, in effetti anche questo orientamento non è “ortodosso”, anche se ripeto più misurazioni perché mi ricorda un’altra anomalia: la cattedrale di Chartres. Lì è la corrente tellurica che ha deciso… anche qui direi.

foto 5,6,7

Ma anche l’orientamento astronomico potrebbe entrare nel gioco vorticoso simbolico, il rosone lascia filtrare il solstizio di inverno che va ad illuminare Giano, l’antico dio italico, padre di tutti gli dei, posto a guardia dei solstizi considerate “porte”, e nel solstizio d’inverno entrano gli Uomini, niente di particolarmente strano tutto sommato trovarlo in una chiesa perché Giano e San Giovanni sono l’impronta della stessa sostanza simbolica.

Il pavimento sembra ancora in posizione originale, e disegna in successione le tre tavole sacre, le rotae (foto 8), di una bellissima arte cosmatesca segnano il percorso processionale iniziatico sino all’altare (foto 9). A precederlo , nella tavola circolare, uno splendido labirinto , in un superbo intarsio di pietre di origine romana (foto 10). La tavola rettangolare, rialzata come nelle migliori tradizioni nasconde una cripta di notevoli dimensioni e “forza energetica”, purtroppo ancora oggetto di recupero archeologico, come il pozzo sacro posto nella navata sinistra (foto 11).

foto 8,9,10,11

Alcune antiche fonti parlano di una profondità del pozzo di 30-35 metri, una misura che mi porta subito a ricordare pozzi sacri famosi: Chartres per rimanere in tema, la “Grande Ruota” (Grotta Porcina) per evocare origini etrusche, il sito megalitico di Antequera per accomunare tutti alla Grande Madre e alla magia energetica delle acque sotteranee. Ma non è l’unica nota a suonare per l’acqua in questo luogo, i rilevamenti energetici incrociati e con sistemi di percezione diversa fatte da Fabrizio e me, portano a confermare la presenza di un altro pozzo, all’inizio della navata di sinistra (foto 12), ed ad una maestosa vasca battesimale ottagonale (foto 13) posta su quello che viene definito un camino “sorgente” ad alta capacità energetica irradiante.

foto 12,13

A controbilanciare quest’ultima forza, come prevede un luogo “fanuum” che si rispetti, un camino “assorbente”, posto nella navata centrale, prima del labirinto, adibito a logica funzione funebre: pietra manalis o pietra dei morti. A complicare, o a semplificare la lettura del luogo, dipende dai punti di vista, una numero notevole di simboli, graffiti, in parte segnati in verticale su muri e colonne, in parte riportati in orizzontale nella pavimentazione, ma frutto di recupero della “cripta” sottostante, a testimonianza di antiche e precedenti forme di culto.

Le altre pagine di questo libro di pietra sono rappresentate dai capitelli (foto 14), nella pietra grigia locale di origine vulcanica. La “traduzione” simbolica di questi merita da sola uno studio profondo e meticoloso (foto 15), a noi può solo suggerirci che il luogo che stiamo calpestando non è una semplice chiesa dedicata alla Madonna, ma una connessione profonda con la Grande Madre elaborata e ricercata in un arco di tempo vasto e con logiche energetiche che passano per gli etruschi (foto 16) ( ma chissà se anche prima) fino ad arrivare ai costruttori di cattedrali.

foto 14,15,16

Andrea Amato

Foto di Vito Maria Fimia

Nasce a Roma nel marzo del 1965 e dopo studi di chimica, dal 1983 al 2010 ricopre ruoli di responsabilità tecnico commerciale in: Ottica Scientifica – Ottica Oftalmica – Strumentazione Astronomica – Strumentazione Scientifica di Controllo – Tecnologia di Design. La passione per l’archeologia e per i luoghi di energia prima, e lo studio e la ricerca poi, lo portano ad una formativa collaborazione con il CRESS (Centro Ricerche Energie e Sistemi Sottili) dal 2005 al 2012, svolgendo ruolo di responsabile commerciale e di docente per la Domoterapia e la TEV (Tecnica Energo Vibrazionale). Con un gruppo di ricercartori fonda la innovativa AEtere’s srl , realtà che si occupa di Biocompatibilità e Riarmonizzazione Ambientale, attraverso rilevamenti, progettazione e realizzazione di tecnologia. Oggi collabora con la Systems and Magic nella ricerca sottile della qualità del suono, con la VisionLab di Zurigo per l’analisi qualitativa sottile attraverso la cristallizzazione delle acque, e con la Ojas di Zurigo leader nell’informazione dei cristalli nel campo della Energetic Building Biology. Oggi è docente per i corsi di BRA (Biocompatibilità e Riarmonizzazione Ambientale) e di EBB (Energetic Building Biology). Conduce seminari e conferenze in EnergoArchelogia e Architettura Sacra.